

Gli ex voto mi hanno sempre affascinato, sin dai tempi dell’università. Per la tesi specialistica in Storia dell’arte ho studiato una serie di 800 ex voto in argento, conservati nel Santuario della Madonna delle Grazie di Teramo. Una collezione poco conosciuta, ma molto preziosa, che ripercorre la storia secolare degli oggetti devozionali: tanti piccoli oranti vestiti secondo la moda aragonese, rappresentati in ginocchio, con le mani giunte e il viso di profilo e una ricca produzione di cuori votivi, decorati con scritte, spade, fiamme.
Dal 2009 porto con me l’eco di questa ricerca che mi ha affascinato così tanto da farmi scegliere uno pseudonimo, che uso ancora oggi come nome utente su Instagram: Teovox, l’anagramma di ex voto.

Ed ecco che il tema, a distanza di anni, ritorna nella mia pratica fotografica. Il bando “Il sacro e il dono” di Rodello Arte è stata l’occasione giusta.
Dopo aver partecipato al primo incontro di Rodello Arte, io e Stefano ci siamo confrontati sulla direzione da prendere.
Quale tema affrontare? Dove installare l’opera?
La prima risposta è arrivata subito: lavoriamo sulle piastrelle esagonali della chiesa, nello spazio intorno al confessionale.
E poi il tema: perché non parlare proprio di ex voto?

Inizialmente avrei voluto dedicarmi a una collezione storica, quella di un luogo di culto molto frequentato alle pendici del Gran Sasso: San Gabriele dell’Addolorata.
Negli spazi adiacenti alla chiesa sono raccolti migliaia di oggetti: lettere, chiavi dell’auto, bracciali, disegni, fotografie. Tanti modi per dire grazie a un giovane santo passionista, protettore degli studenti e dei conducenti che scampano a incidenti mortali.
Le due giornate di formazione a Rodello, insieme agli altri artisti, mi hanno regalato tantissimi spunti di riflessione, tra cui la possibilità di dare una connotazione partecipativa al progetto.

Qualche giorno dopo ho mandato un vocale ad alcuni miei contatti invitandoli a rispondere a una semplice domanda: “Se dovessi chiedere una grazia o fare una preghiera in un luogo sacro, quale oggetto porteresti come ex voto?”

Ogni risposta è stata un dono, una condivisione inaspettata.
Ho sorriso ascoltando ogni singolo messaggio vocale, grata per il tempo che ogni persona mi ha dedicato, raccontandomi qualcosa di profondo e di intimo.
All’inizio di aprile ho allestito un set fotografico nel mio studio per dare forma alle suggestioni che avevo ascoltato. Ho chiesto a chi mi aveva parlato di oggetti preziosi e amuleti, di poterli fotografare.
Sapendo che le foto sarebbero state applicate sulle mattonelle esagonali della chiesa, ho fotografato gli oggetti dall’alto per creare continuità con il punto di vista di chi avrebbe visitato la mostra. Ho scelto due fondali: uno nero, utilizzato per la maggior parte degli scatti, e uno argentato per giocare con i riflessi e smaterializzare le forme.
Affascinata dai colori e dalle superfici lucenti, ho realizzato una serie di macro in cui gli oggetti, poco alla volta, hanno perso la loro identità per diventare un simbolo votivo, fatto di luce e contorni sfocati.
Solo ora mi sono resa conto che la maggior parte delle sessioni fotografiche le ho svolte di notte, nel silenzio del mio studio.

Fotografo l’ultimo oggetto, un braccialetto realizzato appositamente per il progetto a partire da una visione a occhi chiusi. Mai avrei immaginato di ricevere un vocale con un’immagine mentale e di poter toccare con mano, qualche settimana dopo, l’ex voto.

È tempo di dedicarmi all’editing. Collego il computer al monitor più grande e scelgo le immagini definitive tra quelle scattate nelle settimane precedenti.
Realizzo delle maschere su Photoshop per ritagliare a forma di esagono i miei scatti. Osservo le proporzioni e l’andamento delle linee per capire se è necessario scattare nuove foto o se ho sufficienti variazioni sul tema.
Solitamente non produco più scatti dello stesso soggetto, ma qui sento l’esigenza di avere maggiori possibilità nel creare una sequenza.

Faccio le prime prove di stampa a casa, impaginando le foto esagonali nei fogli A3.
Ritaglio con cura ogni scatto e inizio a disporle sul tavolo di lavoro.

Sono soddisfatta. Mi sembra che ci sia tutto, anzi, ho anche degli scatti in panchina.
Prendo accordi con una tipografia specializzata in adesivi per realizzare delle prove di stampa con il materiale che avevo immaginato. Il PVC sembra essere il supporto più adatto: resiste all’acqua e al calpestio e le immagini non perdono lucentezza.
L’odore degli adesivi mi ricorda il salvagente che usavo al mare, da bambina. Difficile non riattivare dei ricordi davanti alle immagini, in particolare toccando le stampe fotografiche.
Scelgo il profilo colore più adatto ad esaltare le immagini e mando in stampa le foto definitive. È una giornata dal clima variabile, incrocio le dita affinché non esca il sole nelle ore in cui devo lasciare in macchina le stampe, tra un appuntamento e l’altro.
Passa una nuvola grigia all’ora di pranzo e tiro un sospiro di sollievo: le foto sono al sicuro. Non resta che portarle a casa.