
Montebello di Bertona: educare nel margine, costruire comunità
Con Hi-Storia – e anche a titolo personale – siamo spesso immersi nell’ecosistema scolastico. Ma ci sono esperienze che mi ricordano quanto l’educazione possa nascere anche altrove: in contesti informali, decentrati, dove le comunità si attivano in modo spontaneo e trasversale. È quello che abbiamo incontrato a Montebello di Bertona, un piccolo paese nell’entroterra vestino, in provincia di Pescara, alle pendici del Gran Sasso. Lì opera Contratto Sociale, un’associazione composta da giovani professionisti – educatori e docenti di scuola, architetti, musicisti, designer – che da anni sperimentano forme di attivazione culturale e sociale nel territorio: progettano biblioteche, organizzano eventi, curano spazi, costruiscono reti. Il loro lavoro si radica in un contesto periferico, non marginale in senso geografico ma nel senso più strutturale del termine: quello della periferia rurale italiana. Un territorio che, pur distante dalle dinamiche delle grandi città, si confronta con fragilità altrettanto complesse: spopolamento, isolamento, carenza di servizi, perdita di senso collettivo.
Con loro abbiamo sperimentato una delle nostre formazioni fuori dal mondo scolastico. Un laboratorio pensato per esplorare insieme gli strumenti di Hi-Storia, certo – didattica, Arduino, modellazione 3D, patrimonio culturale, scrittura – ma soprattutto per ragionare su come questi strumenti possano diventare dispositivi culturali, occasioni per animare i luoghi e immaginare nuove forme di partecipazione.



In pieno stile Hi-Storia tutto nasce mettendo al centro un luogo, e questo è stato il Duomo di Penne. La modalità è quella che conosciamo: realizzazione di un modello tattile, creazione di contenuti testuali e audio. Ma il taglio contenutistico è stato tutto nuovo. Niente testi turistici, né didascalie storico-artistiche. I contenuti sono stati pensati per i cittadini, per gli amministratori comunali, per chi vive il territorio. L’obiettivo? Stimolare uno sguardo rinnovato sul Duomo, spingere a immaginarne la riapertura, restituirgli senso come spazio pubblico condiviso.
Ultimamente sto invitando molte realtà che stimo a entrare nella rete dei formatori di Hi-Storia. L’ho proposto anche a loro, con l’idea concreta di coinvolgerli come riferimento per l’Abruzzo. Massimo Fidanza, tra i promotori dell’associazione, mi ha risposto con grande lucidità: «È interessante… ma a noi interessa soprattutto animare Montebello». Un gentile rifiuto che abbiamo accolto con stima e rispetto, perché quella volontà di restare radicati, di lavorare in profondità sul proprio territorio, è esattamente la direzione che anche noi proviamo a seguire. Partire dal contesto, ascoltarlo davvero, e provare ad agire con cura.
Un laboratorio che ha avuto anche le sue complessità, come l’attuazione della modalità blended. Abbiamo provato ad attivare un flusso di lavoro su LMS open, siamo caduti nel lavorare con Whatsapp. Realpolitik digitale!



Già, e la parte digitale?
È stata una delle sorprese più belle. Il gruppo, composto da persone di cultura ed esperienza umanistica, senza esperienze pregresse in programmazione o making – tra cui diverse maestre della scuola primaria – ha affrontato con entusiasmo e naturalezza i laboratori su Arduino (parrebbe la parte che ha più entusiasmato), la modellazione e la costruzione del dispositivo. Segno, forse, che iniziano a farsi sentire gli effetti diffusi di anni di percorsi scolastici su coding, tinkering, robotica educativa. Ma anche, crediamo, della qualità umana e professionale del gruppo: curiosità, spirito collaborativo, capacità di tradurre gli strumenti in visione. Per un digitale mai fine a sé stesso. Digitale come materia viva, da manipolare e restituire alla collettività. Non alla ricerca di performance tecniche, ma possibilità narrative e politiche: dispositivi che sappiano generare connessione, accesso, voce.



Ci siamo lasciati con la promessa di continuare. Nei prossimi mesi Contratto Sociale lavorerà con i giovani del doposcuola di Montebello per sviluppare nuovi contenuti: nuove storie, nuovi stili narrativi, nuovi dispositivi. Ma uno dei temi emersi è anche quello del campo sportivo di Penne, simbolo di opera incompiuta e bene pubblico tradito. Un luogo che potrebbe diventare protagonista di una narrazione collettiva tramite un nuovo dispositivo di documentazione, denuncia e visione.
Grazie a tutti i membri di Contratto Sociale, a presto da tutto il team di Hi-Storia!