
Quattro indirizzi, un solo racconto: la sfida di Casa Giacobbe
Da più di dieci anni Hi-Storia è parte della mia vita, eppure ogni progetto riesce sempre a sorprendermi. A portare qualcosa che non avevo previsto. Egoisticamente, ammetto che è una continua occasione di formazione anche per me! E quindi mi prendo il giusto tempo per condividere, nelle sue parti aspettate e inaspettate, è quello di uno dei progetti protagonisti della prima parte del 2025, quello portato avanti dal Liceo Statale S. Quasimodo di Magenta, che ha lavorato con grande intensità, e sotto la guida della nostra formatrice Angela Fusillo, alla realizzazione di un dispositivo tattile dedicato a Casa Giacobbe, oggi Museo della Battaglia di Magenta.


Il progetto ha coinvolto ben quattro classi, una per ciascun indirizzo del Liceo (classico, linguistico, scienze umane e musicale) e quattro tutor, tutte docenti di storia dell’arte.
Parto intanto dal taglio concettuale, perché è stato uno dei momenti più interessanti emersi nel percorso: studenti del Classico, Angela e le docenti tutor, nel confronto della progettazione partecipata, hanno affrontato il dilemma di cosa rappresentare scegliendo di uscire dagli schemi consueti. Stavolta gli attivatori non sono semplici dettagli architettonici ad animare i racconti, ma veri e propri fori lasciati dai bombardamenti dei cannoni. Una scelta di design che ovviamente impatta su tutta la narrazione: ogni buco nel muro è diventato una storia, e racconta una storia, la sua storia. Una traccia concettuale e intensa che ha permesso agli studenti di approfondire temi come la guerra, la memoria, e il dolore.
Come dicevo, abbiamo coinvolto tante classi. A dirla tutta, all’inizio la frammentazione dei percorsi (solo 12 ore per classe, rispetto ai 30-60 dei PON) mi preoccupava. Avevo paura che potesse essere un limite… invece è stata una scoperta: proprio questa diversità, questo passaggio di testimone tra classi e indirizzi diversi, ha reso il percorso più ricco di idee e di prospettive.

Lo ha raccontato bene Dafne, studentessa del liceo: «Abbiamo lavorato come un’équipe multidisciplinare, un’occasione che quasi mai capita a scuola. Ci siamo passati il testimone tra indirizzi diversi…». Una frase che mi è rimasta impressa, e che ho sentito riecheggiare anche in altre forme durante la giornata finale.
A monte, anche noi ci siamo interrogati molto su questo aspetto, raccogliendo e ascoltando i feedback lungo tutto il percorso. La nostra Oriana Persico, intervenuta durante la presentazione, ha sottolineato alle classi quanto questa esperienza sia stata vicina a un vero lavoro di équipe professionale: sperimentare sia il valore che le difficoltà della comunicazione tra gruppi diversi, scontrandosi con il problema dei silos di conoscenza.


In questi giorni sto riflettendo su come il nostro lavoro si possa evolvere, anche grazie al coinvolgimento di più classi sullo stesso dispositivo e a un design di processo modulare che permette di comporre un unico oggetto a partire da contributi diversi. Forse stiamo davvero passando da una semplice multidisciplinarità tra materie a un vero e proprio “multiindirizzo” tra anime differenti della stessa scuola. Ma di questo riparlerò più avanti… Di certo, raccoglieremo tanto dagli spunti che ci hanno lasciato studenti e docenti. A proposito, voglio ringraziare di cuore il corpo docente, in particolare il dipartimento di Storia dell’Arte e le quattro docenti tutor: Paola Ferri, Elena Castiglioni, Stefania Pratese e Laura Colombo, insieme alla coordinatrice Federica Franchi. Per la loro presenza durante tutto l’anno, la competenza e la capacità di lavorare in squadra: se questa modalità di équipe multi-indirizzo ha funzionato, tantissimo merito è loro. E riuscire a realizzare, proprio il 5 giugno (sì, in pieno periodo di scrutini e ultime interrogazioni!) una presentazione con gli studenti, in occasione delle giornate della Battaglia di Magenta, è stato qualcosa di incredibile.





La presentazione è stata anche una sfida raccolta da studenti e docenti: un vero e proprio talk show scolastico, di fronte alla città e alle autorità (c’erano anche il Sindaco di Magenta Luca Del Gobbo e il Presidente della Pro Loco Pietro Pierrettori, in attento ascolto), per raccontare i vari aspetti di questo percorso. Ovviamente, grande curiosità e interesse per la parte tecnologica: la stampa 3D, la modellazione, Arduino. I ragazzi e le ragazze di scienze umane hanno lavorato sulla modellazione 3D e sulla fabbricazione digitale, anche con una visione quasi froebeliana: vedere questi strumenti come mezzi per costruire oggetti didattici e materiali per la scuola. Dal canto loro, quelli del linguistico si sono occupati non solo della traduzione dei testi in più lingue, ma anche della “traduzione” tra linguaggi diversi: dalla stampa 3D al Braille, rendendo il tutto più accessibile anche a chi ha bisogni speciali.
Sulla parte tecnologica, voglio soffermarmi su Arduino, questo bel progetto italiano di design, e citando il lavoro del liceo musicale: spesso si pensa a questi strumenti come “da tecnici”, ma i ragazzi e le ragazze del musicale sono stati abili nel contestualizzare e sperimentare Arduino come strumento espressivo per il suono. Spero che a partire da questa scintilla di poche ore possano accendersi incendi espressivi, anche grazie alla facilità con cui oggi si trovano materiali, tutorial e ispirazioni sulla schedina blu immaginata a Ivrea. E a proposito di digitale e liceo musicale: oltre al tempo dedicato ad Arduino, il loro percorso ha incluso anche un tuffo nella post-produzione audio, esplorando nuovi modi di raccontare e ascoltare. Egon, studente del liceo musicale, ci ha raccontato che è stata la prima volta che hanno potuto usare strumentazione tecnologica come i workstation per i software DAW (cioè per fare post-produzione e sound design sulle tracce audio del dispositivo). Si intuisce quanto valore abbiano per i ragazzi le esperienze laboratoriali realizzate insieme a soggetti esterni, veri momenti di apertura e contaminazione che arricchiscono e completano il percorso didattico tradizionale, ma anche occasioni pratiche per utilizzare strumenti digitali acquistati con i recenti avvisi di Scuola 4.0 e affini.



Ci siamo lasciati con la volontà di ritrovarci per il nuovo anno scolastico, pronti a esplorare nuove attività tra Piani Estate e formazioni sulle metodologie. Dal nostro lato, siamo rimasti colpiti anche dal bell’ecosistema cittadino che è emerso: la scuola non ha trattenuto gelosamente il dispositivo solo per sé – come spesso accade, soprattutto in chiave open-day – ma lo ha affidato al Museo della Battaglia, che a sua volta lo ha accolto con entusiasmo e generosità. Non posso che ringraziare per questo la dirigente scolastica Donata Barbaglia e tutto l’Istituto scolastico per la visione, nell’attuare un vero progetto di service learning, che cresca a scuola ma poi esca e viva nel territorio.
Allo stesso modo, per l’accoglienza “dall’altro lato del service learning” e la collaborazione ringrazio al nome del team di Hi-Storia l’Amministrazione Comunale; l’Ufficio Cultura – in particolare Rossana Arioli e Lorenzo De Ciechi che hanno collaborato nelle fasi di ricerca di materiali per la modellazione 3D e nell’allestimento finale; la Pro Loco di Magenta. E chiudo proprio con una citazione del Presidente di quest’ultimo ente, l’architetto Pierrettori, che mentre osservava il lavoro stampato in 3D ha esclamato: «Ragazzi, se io avessi avuto alla vostra età queste tecnologie…»

Bonus track, nel vero senso della parola: l’intervista alla Prof. Vecchi, effettuata prima della presentazione delle classi.
