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Nei percorsi Hi‑Storia standard, ad esempio all’interno di un modulo PON da 30 ore, la progettazione e la produzione dei testi occupano una decina di ore. In questo tempo gli studenti imparano a scrivere testi descrittivi e accessibili, fondamentali per raccontare i dispositivi tattili e valorizzare il patrimonio con chiarezza e rigore storico-artistico.
Tuttavia, queste ore non sono sufficienti per sviluppare un percorso davvero articolato sulla scrittura creativa e sulla narrazione, e la priorità in fase di scrittura resta il design e l’essenzialità informativa.

Con i nostri moduli di approfondimento, invece, offriamo la possibilità di dedicare un intero corso alla sperimentazione e alla scrittura: qui il testo diventa il mezzo, e gli studenti possono esplorare nuove forme espressive e narrative.

Ecco tre filoni di lavoro sviluppati nel nostro corso su scrittura e letteratura per un dispositivo Hi-Storia:

  1. Oltre il dominio della vista, testi sinestetici e accessibili 10 ore
  2. La biblioteca dei marmi e dei mattoni 10 ore
  3. Narrami o div@ 10 ore

I moduli si prestano particolarmente per percorsi interdisciplinari ampi, per chi può dedicare più ore alla progettazione dei contenuti, oppure per gli istituti che hanno già realizzato dispositivi tattili in precedenti attività Hi-Storia e desiderano valorizzarli con un approccio nuovo, coinvolgente e originale.

1. Oltre il dominio della vista, testi sinestetici e accessibili

Scrivere per tutti i sensi: la sfida della narrazione accessibile

La prima parte propone un laboratorio di scrittura sinestetica e accessibile, in cui gli studenti imparano a superare una descrizione del patrimonio solo visiva. La scrittura diventa uno strumento creativo e potente di inclusione: si trasmette conoscenza evocando spazi, atmosfere e restituendo la ricchezza di luoghi e oggetti attraverso le parole.

Gli studenti sono guidati nell’elaborazione di testi destinati a diventare audioguide per persone non vedenti e ipovedenti, imparando a descrivere con cura materiali, dettagli tattili, suoni, forme, profumi e suggestioni emotive. E, prima di tutto, a “usare gli altri sensi” mentre si fruisce uno spazio o un monumento. Attraverso un approccio laboratoriale, la narrazione va oltre il dominio della vista e si apre a tutte le possibilità offerte dal linguaggio: metafore e analogie, immagini sensoriali, giochi di prospettiva, dialoghi e racconti. Il percorso è occasione per lavorare sulle competenze chiave di italiano, affinando precisione lessicale, uso delle figure retoriche, capacità di osservazione e cura nella costruzione dei testi.

2. La biblioteca dei marmi e dei mattoni

Raccontare il patrimonio culturale con la voce della letteratura

Questo modulo propone un laboratorio di narrazione e letteratura in cui ogni città, monumento o edificio rappresentato da un oggetto tattile Hi-Storia diventa occasione per sperimentare un particolare modello di scrittura creativa. Gli studenti elaborano, per ogni traccia audio, testi ispirati a modelli e opere letterarie scelte tra generi e autori diversi: dal romanzo storico alla favola, dal monologo interiore al teatro degli oggetti, fino alla poesia urbana.

La sfida è immaginare e realizzare tracce audio che non si limitino a spiegare, ma evochino, raccontino, interroghino, citino, dando voce ai luoghi e agli elementi architettonici.
L’obiettivo è superare la semplice descrizione didascalica, utilizzando la letteratura e la narrazione per stimolare una relazione più profonda e personale con il patrimonio culturale.

Per gli studenti, è l’occasione per avvicinarsi o approfondire gli autori della tradizione e ai modelli letterari in modo attivo e sperimentale. E naturalmente, in pieno stile Hi-Storia, restituire alla comunità locale (museo, centro visita, etc) un prodotto spendibile, significativo e originale per raccontare il proprio territorio.

Benvenuti nella biblioteca che si tocca, si ascolta e si scrive insieme.

Quale storico dell’arte, quale professionista del patrimonio oserebbe dire quello che un grande scrittore non ha difficoltà a proclamare? È una questione di amore, di educazione sentimentale al patrimonio culturale.

Tomaso Montanari, storico dell’arte

Un esempio concreto di approccio su “biblioteca dei marmi e dei mattoni”: La Spoon River delle architetture perdute

I dispositivi tattili di Hi‑Storia raccontano quasi sempre il patrimonio culturale nel suo stato attuale, qui e ora. Ma che cosa accadrebbe se a parlare non fossero solo gli oggetti “vivi”, ma gli stessi elementi architettonici scomparsi o ridotti a rudere? Qui entra in gioco l’ispirazione tratta dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, capolavoro della letteratura americana in cui a parlare sono proprio “le architetture morte”, ciascuno con la propria voce e la propria storia. In questo laboratorio, al posto dei defunti, a raccontarsi sono gli elementi architettonici perduti: la cappella crollata, la decorazione barocca rimossa per “ritornare alla purezza classica”, la cinta muraria che non esiste più. In un laboratorio del genere però non ci si limita a un semplice spunto concettuale: si recupera e si studia la struttura degli epitaffi di Masters. I ragazzi, dopo averla analizzata, la utilizzano come modello per scrivere testi in cui ogni elemento architettonico scomparso trova voce attraverso un proprio “epitaffio”. In gruppo, ciascuno compone il racconto di un pezzo dimenticato del patrimonio locale, sperimentando una narrazione che unisce letteratura, storia, immaginazione e memoria.

Un esempio concreto di approccio su “biblioteca dei marmi e dei mattoni” per le scuole medie: Luoghi di incontro, scontro, riconciliazione

Anche nelle scuole di primo grado, il cuore della narrazione prova a non adagiarsi sull’osservazione passiva del “patrimonio”, ma il modo in cui un edificio o uno spazio più ampio diventa teatro di incontri, scontri e talvolta riconciliazioni tra persone, storie, identità diverse. Prendendo spunto da Gerusalemme – La storia dell’altro di Paola Caridi, si invita la classe a guardare ai luoghi del proprio territorio non come sfondo, ma come protagonisti di storie segnate dalla distanza, dalla paura o dalla diffidenza verso “l’altro”.

Il laboratorio propone di scegliere spazi concreti e riconoscibili: la strada che ogni mattina porta a scuola studenti provenienti da quartieri diversi, o magari il percorso tra un Centro di Accoglienza Straordinario (CAS) e l’istituto scolastico, oppure il cortile della scuola stessa, dove bambini e ragazzi di origini differenti si incontrano, a volte si osservano con sospetto, a volte si cercano, a volte si allontanano. E poi piazze, dove bar, negozi e luoghi di culto hanno sottili linee di confine. Qui si raccolgono voci e si intrecciano storie: quella di chi arriva da lontano e attraversa il paese ogni mattina con la speranza o la paura nel cuore, e quella di chi invece abita da sempre accanto alla scuola e la considera casa propria. E poi testi che, attraverso luoghi e patrimoni, invitano a riflettere su cosa possa significare riconoscere nell’altro un volto, una storia, un diritto a sentirsi parte del luogo. La possibilità di superare il muro, di percorrere insieme – anche se solo per un tratto – la strada della riconciliazione.

3. Narrami o div@

Le voci della storia in forma c/orale e digitale

Questa terza parte è dedicata alla narrazione orale e digitale: un laboratorio dove la voce si fa racconto e il testo prende vita grazie alla creatività attraverso i nuovi media. Gli studenti esplorano le tante forme dell’oralità, dalla radio al podcast, dai racconti registrati alle voci sintetiche, imparando a scegliere registri e tecnologie adatte a ogni pubblico.

Nel laboratorio, la storia passa dalla carta al microfono: si allestisce uno studio di registrazione (anche solo con smartphone o postazioni mobili), si sperimentano tecniche di registrazione, editing e postproduzione audio, si integrano musiche, effetti e rumori per arricchire il racconto. Ogni attività è occasione per riflettere sulla forza espressiva della voce e sulla grammatica sonora del digitale: come cambia una storia se viene raccontata come un messaggio WhatsApp, un vocale, una chiamata o una registrazione in studio? Che emozione trasmette una voce vera, una voce artificiale, un audio improvvisato o una narrazione costruita?

Il percorso guida gli studenti ad acquisire consapevolezza critica nell’uso dei linguaggi audio, a sperimentare le potenzialità comunicative del digitale e a trovare la propria “voce” nei media contemporanei.

Inserisci questo corso o uno di quelli base nel tuo Piano Estate 2025/26, o in un altro corso PON / PNRR. Contattaci per tutte le informazioni e per ricevere supporto nell’attivazione del percorso. Se desideri la versione PDF con tutti i dettagli sui nostri corsi e approcci, clicca qui per scaricare il file.

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